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 Serie 16

Polizze e ricevute filze 01


 

POLIZZE E RICEVUTE

1572-1813

unità archivistiche: 355 filze, attualmente conservate in 44 buste

La serie, riferita prevalentemente all’antico regime, è costituita da 355 filze di polizze (fatture, soprattutto di artigiani) e ricevute. Copre, senza sostanziali soluzioni di continuità un arco cronologico di considerevole durata (1572-1813); mancano le polizze del 1630, del 1632, del 1730, del 1807, dal 1809 al 1811.

La serie ha subito nel corso degli ultimi due secoli parecchie manomissioni. Il ripristino di un ordinamento il più possibile vicino a quello originario è stato reso possibile grazie a una corretta interpretazione delle tipologie documentarie e della procedura contabile, documentata dall’archivio stesso, che ha determinato la loro collocazione logica: a conclusione di un lavoro, che poteva essere di qualsiasi tipo, l’artigiano che l’aveva eseguito emetteva la polizza; in seguito l’amministrazione dell’Arca emanava il mandato di pagamento; infine, dopo la riscossione del denaro, il percipiente rilasciava ricevuta, scritta nel verso della polizza. La mancata individuazione delle fasi del procedimento amministrativo e delle differenti connesse tipologie documentarie ha determinato – come già accennato – gravi manomissioni dell’ordine originario. Gli interventi arbitrari di riordino, individuabili grazie alle scritture, sono in sostanza tre: nel corso dell’Ottocento sono state incollate le etichette con l’errata titolatura di “polizze e filze”; l’intervento del Cessi negli anni Trenta del Novecento riprende senza un’analisi critica l’errata denominazione ottocentesca; un recente intervento novecentesco ha cristallizzato l’errore ottocentesco condizionando il materiale in piccoli pacchi costituiti utilizzando carte di recupero e spago. Tale condizionamento novecentesco, che non tiene conto dell’originaria sistemazione in filze delle polizze e delle ricevute, ha però conservato, fortunatamente, il cartoncino originario, al quale era attaccato il filo di canapa della filza.

A conferma della secolare procedura amministrativa si segnala che dal 1779 nel giornale di cassa ci sono due colonne: una con numero del mandato, l’altra con numero della polizza corrispondente. Purtroppo, contrariamente a quanto accade per i mandati, per le polizze non sempre esiste la possibilità di controllare su altre serie la reale consistenza dei documenti.

Risalgono all’Ottocento quelle che nella descrizione di ciascuna unità archivistica sono indicate come VS (vecchie segnature), che sono quindi di scarsa utilità per ricostruire la struttura originaria della serie, ma possono essere utilizzate per conoscere la sua consistenza nel sec. XIX, quando presumibilmente furono spostate dalla sede primitiva, anche se sempre all’interno del complesso basilicale. Di queste segnature pertanto non si è tenuto conto più di tanto per stabilire la sequenza delle unità archivistiche, che è stata decisa in base alla successione cronologica. Dei piccoli spostamenti si dà conto nella descrizione di ciascuna unità: il rinvio è al numero che compare nell’elenco del Cessi. La numerazione di ciascuna polizza all’interno della filza riflette, in genere, la successione cronologica. Tra le filze relative a lavori considerati di routine si trovano talvolta filze, che potrebbero essere definite “speciali” in quanto relative a specifici lavori: sono state mantenute con le altre e non spostate nelle serie specifiche (ad esempio, quella della contabilità del fattore di città) in quanto mancano i registri che consentono gli opportuni controlli. Il riordino ha mantenuto il condizionamento in filze, riscontrato e verificato grazie ai documenti: apparenti sovrapposizioni sono giustificate dal differente agente pagatore, peraltro indicato nella scheda descrittiva di ciascun pezzo (ad esempio 16.81-16.82).

In coda sono state collocate alcune filze di ricevute relative a spese di diversa natura.

*Inventario a stampa, p. 1051-1107.

 

16.1 (1060) 1572 ***-1577 dic. 31
Polizze e ricevute

cc. sciolte 1-145

Credits

L’inventario in formato digitale è stato curato da Giorgetta Bonfiglio-Dosio, sulla scorta dell’edizione a stampa: Giorgetta Bonfiglio-Dosio, Giulia Foladore, Archivio della Veneranda Arca di S. Antonio. Inventario, Padova, Centro studi antoniani, 2017, voll. 3 (Varia, 60)

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